LA TUA RISPOSTA:



Quali cibi vanno privilegiati, e quali evitati, per avere benefici per la salute?

Un'alimentazione sana, capace di tenere alla larga sia malattie cardiovascolari che tumorali, richiede soprattutto di ridurre consistentemente l'apporto di grassi e proteine di origine animale, favorendo l'assunzione di cibi ricchi di vitamine e fibre. Per raggiungere questo obiettivo è necessario portare a tavola almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno e privilegiare nella scelta di cereali, pane, pasta e riso quelli integrali abbinandoli sempre a un po' di legumi. Nello scegliere frutta e verdura è importante assortire il più possibile i colori poiché questi alimenti esprimono il loro contenuto vitaminico in sostanze pigmentate di diversa natura. Questo è un accorgimento molto semplice per garantire l'apporto di tutti gli elementi nutritivi più importanti. Tra la frutta, è importante assumere arance ricche di vitamina C, uva e frutti di bosco, un vero e proprio concentrato di sostanze antiossidanti che proteggono il DNA da mutazioni potenzialmente cancerogene. Anche le verdure a foglia verde, come insalata, erbette e spinaci, proteggono il DNA in quanto molto ricche di folati, Gli ortaggi giallo-arancioni, come carote e zucca, prendono il colore dai carotenoidi, e anch'essi hanno una spiccata azione antiossidante. È praticamente impossibile cucinare senza grassi, ma è importante scegliere quelli più salutari. L'olio extravergine d'oliva è in assoluto il grasso più sano, anche se per la frittura si può ricorrere anche a oli vegetali che reggono bene le alte temperature, come l'olio di arachidi. Da evitare il burro e i grassi solidi come la margarina, che contengono grandi quantità di acidi grassi saturi, che tendono ad aumentare la concentrazione di colesterolo "cattivo" nel sangue. L'olio extravergine d'oliva, invece, contiene elevate quantità di acidi grassi polinsaturi, i più utili alla salute.
Da evitare soprattutto le carni rosse (manzo, maiale) e quelle lavorate a livello industriale, oltre a quelle conservate nel sale come i salumi.




Tutte le domande



  • Puo' il datore di lavoro o chi per esso, "eleggere" o "nominare" un RLS?:

    no, l’esercizio di tale diritto non può in alcun modo essere supplito dal datore di lavoro o dai suoi collaboratori.

  • E' obbligatorio comunicare all'INAIL la nomina del RLS aziendale?

    si, la mancata comunicazione all'INAIL comporta una sanzione amministrativa da 50 a 300,00 €. L'Inail ha predisposto una specifica procedura on line accessibile dalla ditta tramite il soggetto che gestisce i rapporti con l'Inail (Caaf, Ufficio paghe o Consulente del lavoro). Terminato l'inserimento del nominativo la procedura registra in archivio i dati comunicati e rilascia all'utente la stampa della ricevuta della comunicazione da conservare ed esibire in caso di controllo.

  • L'assenza in azienda del RLS o RLST puo' essere sanzionata dagli organi di controllo?

    no, se gli RLS non ci sono e i lavoratori non hanno provveduto alla loro elezione o nomina, l’organo di controllo non potrà applicare nessuna sanzione, mentre il datore di lavoro potrà essere sanzionato se, nonostante gli RLS siano stati eletti o nominati essi non vengano consultati o formati.

  • Per l'elezione del RLS nelle aziende agricole, ci sono specifici accordi sindacali?

    Per il comparto agricolo e per gli operatori florovivaisti, si può fare riferimento al 'Verbale di Accordo' relativo al 'Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e comitati paritetici' e all’Accordo per il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale, che sono stati siglati nell’ambito del nuovo Contratto collettivo nazionale di lavoro per gli operai agricoli e florovivaisti, tra le parti sociali agricole il 19 giugno 2018 (Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana, Confederazione Nazionale Coldiretti, Cia – Agricoltori italiani e la CONFEDERDIA, la FLAI – CGIL, la FAI – CISL e la UILA-UIL),

  • Puo' un RSPP essere nominato RLS?

    no, La nomina a RLS è incompatibile con la nomina a RSPP.No, la nomina a RLS è incompatibile con la nomina a RSPP. Il D.Lgs. 81/2008 al comma 7, art. 50, indica chiaramente che l’esercizio delle funzioni di RLS è incompatibile con la nomina di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione - RSPP - e di Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione – ASPP. Tutte queste figure infatti hanno l’obiettivo comune di garantire, attraverso una fattiva collaborazione, la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, ma devono rimanere soggetti distinti. Quindi, nel caso in cui un lavoratore sia un RSPP o un ASPP, la nomina a RLS è incompatibile con tali ruoli

  • Può essere eletto RLS un lavoratore a tempo determinato?

    possono essere eletti RLS anche lavoratori a tempo determinato il cui rapporto di lavoro con l’azienda abbia una durata non inferiore a 51 giornate (con preferenza per i dipendenti che hanno il rapporto di lavoro con l’azienda di maggiore durata).

  • Chi è autorizzato a votare per l'elezione dei RLS?

    possono votare tutti i lavoratori dipendenti in servizio al momento dell’elezione.

  • Quanto tempo resta in carica un RLS?

    il RLS eletto resta in carica per tre anni e nel caso abbia con l’azienda un rapporto di lavoro a tempo determinato, per il periodo di permanenza nell’azienda.

  • Nel caso di nomina di un RLST quali obblighi ha il datore di lavoro?

    nel caso di elezione di un RLST, il datore di lavoro dovrà versare all'Inail la quota pari a due ore anno per ogni lavoratore assunto, per finanziare un fondo monetario per la formazione degli Rlst (i responsabili della sicurezza territoriale) che verrà assegnato di conseguenza all'azienda che ha deciso di non nominare l'Rls all'interno dell'azienda.

  • In quale ambito è autorizzato ad operare il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriale?

    il RLST opera a livello provinciale nelle aziende agricole in cui non è stato designato il Rappresentante dei lavoratori per sicurezza (RLS).

  • Chi nomina il RLST?

    il RLST viene designato dal Comitato Paritetico provinciale per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, anche in sede di Ente Bilaterale Agricolo Territoriale, laddove costituito.

  • Quali sono i compiti del RLS?

    I compiti (“attribuzioni”) del RLS sono stabiliti dall’art. 50 del D.Lgs.81/08, che riporta l’elenco completo dei compiti. Fatto salvo quanto stabilito in sede di contrattazione collettiva, il RLS: accede ai luoghi di lavoro in cui si svolgono le lavorazioni; b) è consultato preventivamente e tempestivamente in ordine alla valutazione dei rischi, alla individuazione, programmazione, realizzazione e verifica della prevenzione nella azienda o unità produttiva; c) è consultato sulla designazione del responsabile e degli addetti al servizio di prevenzione, alla attività di prevenzione incendi, al primo soccorso, alla evacuazione dei luoghi di lavoro e del medico competente; d) è consultato in merito all’organizzazione della formazione di cui all’articolo 37; e) riceve le informazioni e la documentazione aziendale inerente alla valutazione dei rischi e le misure di prevenzione relative, nonché quelle inerenti alle sostanze ed alle miscele pericolose, alle macchine, agli impianti, alla organizzazione e agli ambienti di lavoro, agli infortuni ed alle malattie professionali; f) riceve le informazioni provenienti dai servizi di vigilanza; g) riceve una formazione adeguata e, comunque, non inferiore a quella prevista dall’articolo 37; h) promuove l’elaborazione, l’individuazione e l’attuazione delle misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l’integrità fisica dei lavoratori; i) formula osservazioni in occasione di visite e verifiche effettuate dalle autorità competenti, dalle quali è, di norma, sentito; l) partecipa alla riunione periodica di cui all’articolo 35; m) fa proposte in merito alla attività di prevenzione; n) avverte il responsabile della azienda dei rischi individuati nel corso della sua attività; o) può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le misure di prevenzione e protezione dai rischi adottate dal datore di lavoro o dai dirigenti e i mezzi impiegati per attuarle non siano idonei a garantire la sicurezza e la salute durante il lavoro.

  • Quanto tempo ha a disposizione l'RLS per lo svolgimento del proprio incarico?

    Secondo quanto previsto dall’art.50 del D.Lgs.81/08, il RLS deve disporre del tempo necessario allo svolgimento dell’incarico senza perdita di retribuzione, nonché dei mezzi e degli spazi necessari per l’esercizio delle funzioni. L’RLS, inoltre, non può subire alcun pregiudizio a causa dello svolgimento della propria attività e nei suoi confronti si applicano le stesse tutele previste dalla Legge per le rappresentanze sindacali

  • L'RLS può avere accesso al Documento di Valutazione dei Rischi?'

    Sì. Il D.Lgs.81/08 prevede espressamente che il RLS, su sua richiesta e per l’espletamento della sua funzione, riceva copia del Documento di Valutazione dei Rischi aziendale.

  • Come deve avvenire l’elezione del RLS?:

    in una apposita riunione dei dipendenti, dedicata alla funzione elettiva. La riunione può essere convocata dalle RSA o RSU ove esistenti. In tal caso possono partecipare alla riunione anche i dirigenti delle Organizzazioni sindacali previo avviso al datore di lavoro. Possono votare tutti i lavoratori dipendenti in servizio al momento dell’elezione. Sarà eletto colui che otterrà il maggior numero di voti. Il verbale di elezione deve essere notificato al datore di lavoro, il RLSeletto o designato potrà svolgere il suo compito non appena notificato al datore di lavoroil relativo verbale.

  • Secondo l’Accordo siglato per il comparto agricolo e gli operatori florovivaisti, di quanti permessi retribuiti ha diritto il RLS ?

    l'Accordo prevede permessi retribuiti annui pari a 6 ore e 30 minuti per azienda con occupazione annua da 151 a 1.350 gg; 12 ore e 30 minuti per aziende con occupazione annua da 1.351 a 2.700 gg e 20 ore e 30 minuti per aziende con occupazione annua oltre 2.700 gg.

  • Come devono essere convocate le riunioni periodiche ?

    devono essere convocate con almeno 5 giorni lavorativi di preavviso e con un ordine del giorno scritto. Il RLS può richiedere la convocazione della riunione periodica anche al presentarsi di gravi situazioni di rischio o di variazioni significative delle condizioni di prevenzione.

  • Il fumo di tabacco è pericoloso per la salute?

    Il fumo di tabacco contiene più di 4000 sostanze chimiche, alcune delle quali dotate di marcate proprietà irritanti ed altre, circa 60, che sono sostanze sospettate o riconosciute cancerogene, cioè sostanze che causano il cancro. Il fumo attivo rimane la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile nel nostro Paese; si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco dalle 70.000 alle 83.000 morti l’anno, con oltre il 25% di questi decessi compreso tra i 35 ed i 65 anni di età. L’Istituto superiore di sanità stima che il fumo di tabacco sia responsabile di un terzo delle morti per cancro e del 15% circa di tutti i decessi che avvengono per qualunque causa, provocando più vittime di alcol, AIDS, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Molti studi scientifici hanno infatti dimostrato che chi fuma tabacco rischia più degli altri di sviluppare oltre 50 gravi malattie, non solo tumorali: il fumo aumenta di 10 volte il rischio di morire di enfisema, raddoppia quello di avere un ictus e aumenta da due a quattro volte quello di essere colpiti da un infarto, danneggia la circolazione del sangue al cervello e agli arti e può favorire la comparsa di una disfunzione erettile nell'uomo

  • Quali sono i danni per la salute provocati dal fumo di tabacco?

    I danni dipendono dal periodo della vita in cui si verifica l’esposizione. Se l’esposizione avviene nella vita fetale, aumenta il rischio di basso peso alla nascita e morte improvvisa del lattante; se l’esposizione avviene nell’età infantile aumentano i rischi di avere otite media, asma, bronchiti e polmoniti; nell’età adulta, aumenta il rischio di cardiovascolare e quello di sviluppare neoplasie. Il rischio cardiovascolare è la probabilità di avere una malattia coronarica (un infarto del miocardio o un’ischemia cardiaca) o una malattia a carico di altre arterie, principalmente quelle cerebrali, che provocano l’ictus cerebrale. Le sostanze cancerogene contenute nel fumo favoriscono poi lo sviluppo di tumori al polmone, che in nove casi su 10 possono essere ricondotti a questa cattiva abitudine; ma stimolano anche in diversa misura i tumori del cavo orale e della gola, del pancreas, del colon, della vescica, del rene, dell'esofago, del seno, soprattutto tra le donne più giovani, e di alcune leucemie.

  • Fumare il sigaro o la pipa è più sicuro rispetto a fumare sigarette?

    Fumare il sigaro o la pipa purtroppo non sono alternative più sicure, come molti erroneamente credono. Anche se portano a inalare il fumo meno profondamente questo riduce leggermente il rischio di tumore al polmone rispetto a chi fuma sigarette, ma le probabilità di sviluppare la malattia sono comunque molto più alte che non tra i non fumatori. Inoltre, fumare sigaro e pipa favorisce lo sviluppo di tumori della bocca, della gola e dell'esofago

  • Che cosa si intende per esposizione al fumo passivo?

    Si parla di esposizione a fumo passivo quando, involontariamente, una persona respira il fumo di tabacco consumato da altri. In questo caso il non fumatore respira il fumo prodotto dalla combustione della sigaretta più quello che è stato prima inalato e successivamente espirato dai fumatori. Gli adulti esposti a fumo passivo a casa o sul luogo di lavoro hanno un rischio di asma bronchiale aumentato del 40-60% in confronto con adulti non esposti. Inoltre i danni del fumo passivo sono particolarmente gravi nei più piccoli, il cui organismo è ancora in fase di sviluppo. I neonati esposti al fumo sono più soggetti alla SIDS (sudden infant death syndrome), la cosiddetta "morte in culla" nel primo anno di vita; anche passato questo pericolo, i bambini che vivono con fumatori restano più vulnerabili nei confronti delle infezioni polmonari.

  • Cosa succede quando smetto di fumare?

    Secondo l’ American Cancer Society smettere di fumare porta a dei benefici immediatamente percepibili tra cui: Entro 20 minuti si normalizzano la pressione arteriosa e il battito Entro 8 ore scende il livello di anidride carbonica nel sangue e si normalizza il livello di ossigeno nel sangue Entro 24 ore diminuisce il rischio di infarto Entro 48 ore migliorano i sensi dell’olfatto e del gusto Entro 72 ore si rilassano i bronchi, migliora il respiro e aumenta la capacità polmonare Da 2 settimane a 3 mesi migliora la circolazione e camminare diventa sempre meno faticoso Da 3 a 9 mesi diminuiscono affaticamento, respiro corto, e altri sintomi come la tosse, aumenta il livello generale di energia Anche i benefici a lungo termine della cessazione del fumo individuati dall'American Cancer Society sono numerosi: Entro 5 anni la mortalità da tumore polmonare per il fumatore medio (un pacchetto di sigarette al giorno) scende da 137 per centomila persone a 72. Entro 10 anni le cellule precancerose vengono rimpiazzate e diminuisce il rischio di altri tumori: alla bocca, alla laringe, all'esofago, alla vescica, ai reni e al pancreas. Dopo 10 anni la mortalità da tumore polmonare scende a 12 per centomila che é la normalità; praticamente il rischio di decesso per tumore polmonare è paragonabile a quello di una persona che non ha mai fumato. Chi smette prima dei 35 anni, annulla al 90% le conseguenze negative del fumo ed entro i 50 anni si può ancora dimezzare la mortalità nei 15 anni successivi rispetto a chi insiste. Anche chi smette a 60 anni od oltre, comunque, vive più a lungo più di chi continua.

  • Esiste un numero per l’assistenza a chi ha deciso di smettere di fumare?

    Con il D.L.vo n.6 del 2016 il Numero verde contro il fumo 800 554088 dell’Istituto Superiore di Sanità è stato inserito su tutti i pacchetti di sigarette e tabacco da arrotolare. Questo ha comportato un forte incremento delle telefonate: se nel 2011 il Telefono Verde contro il Fumo (TVF) ha ricevuto 500 chiamate, nel 2014 ne ha ricevute 5.415, nel 2015 ne ha ricevute 3.600 e sono più che raddoppiate nel 2016 (7.767) e raddoppiate ancora nel 2017 (15.331 telefonate). Chiamano più gli uomini rispetto alle donne e le persone di età compresa tra i 46 e i 55 anni, quasi esclusivamente i fumatori ma anche i loro familiari. Inoltre su tutto il territorio italiano sono distribuiti quasi 400 Centri antifumo che aiutano a smettere di fumare con vari strumenti: il counselling individuale, la terapia di gruppo, e la prescrizione di prodotti sostitutivi della nicotina o di farmaci per la disassuefazione.

  • Il consumo di alcolici è pericoloso?

    Se si esclude l'acqua, il costituente fondamentale e caratteristico di tutte le bevande alcoliche è l'etanolo, sostanza estranea all'organismo e non essenziale. Al contrario di quanto pensa comunemente, l'alcol non è nutriente (come invece lo sono le proteine, i carboidrati o i grassi) e un'assunzione eccessiva risulta essere tossica per l'organismo e le sue funzioni. L'alcol infatti può provocare danno diretto alle cellule di molti organi come ad esempio il fegato e il sistema nervoso, con una capacità di indurre dipendenza perfino superiore alle sostanze o droghe illegali più conosciute; inoltre può essere un fattore determinante o scatenante per atteggiamenti o comportamenti violenti sia all'interno della famiglia che nei luoghi pubblici e ambienti di lavoro e può interagire con molti farmaci (è particolarmente pericoloso se associato a sedativi, tranquillanti, ansioliti e ipnotici). Inoltre è bene tenere presente che se si vuole ridurre il proprio peso corporeo è necessario limitare il consumo di bevande alcoliche o smettere di bere, poiché l'alcol apporta circa 7 chilocalorie per grammo, che sommate a quelle apportate dagli alimenti, possono contribuire a farci ingrassare; per smaltire le calorie derivanti da un paio di bicchieri di bevanda alcolica, sarebbe necessario camminare per circa 50 minuti o nuotare per 30 minuti o ballare per 35 minuti.

  • Come viene definita l'unità alcolica?

    Una Unità Alcolica (U.A.) corrisponde a circa 12 grammi di etanolo; una tale quantità corrisponde a un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione, o a una lattina di birra (330 ml) di media gradazione o a una dose da bar (40 ml) di superalcolico. L'equivalente calorico di un grammo di alcol è pari a 7 Kcal. Per gli adolescenti fino a 15 anni, l'OMS raccomanda l'astensione totale dal consumo di alcol. Il corpo umano, grazie a sistemi di detossificazione, è per lo più in grado di sopportare l'etanolo senza evidenti danni, a patto che si rimanga entro i limiti di quello che si intende oggi come “consumo moderato”, vale a dire non più di due-tre U.A. al giorno per l'uomo, non più di una-due per la donna e non più di una per gli anziani. I consumi che eccedono tali soglie sono dunque da considerarsi a rischio. Inoltre è da considerare che la tollerabilità all'alcol può essere compromessa anche da particolari condizioni di salute, da assunzione di farmaci o altri fattori individuali e ambientali. Quali sono gli effetti acuti legati all'assunzione di alcol? Gli effetti acuti legati all'assunzione di alcol possono essere riassunti nella tabella sottostante:
    La legislazione dei paesi europei (e della grande maggioranza dei paesi del mondo) stabilisce un limite di 0.5 g per litro di sangue quando si guida un veicolo: oltre tale limite è severamente proibito e sanzionabile mettersi alla guida dell'auto. Ma è da tenere in seria considerazione che già a valori di 0.2 g per litro (meno della metà quindi) si ha un comportamento più spavaldo, che porta a sottovalutare i pericoli e a sopravvalutare le proprie capacità. Allo stesso modo l'alcol può influire negativamente sulla nostra capacità di interagire con i mezzi di lavoro o con le attrezzature presenti sul posto di lavoro, siano esse semplici o complesse.

  • Quali sono gli effetti cronici legati all'assunzione di alcol?

    L'abuso cronico di alcol è considerato una vera e propria patologia in quanto è in grado di provocare una serie di danni a vari sistemi del nostro organismo, oltre a gravi squilibri nutritivi e a seri rischi di malnutrizione. A carico del sistema nervoso l'alcol provoca varie manifestazioni cliniche che spaziano dal tremore fino ad arrivare a stati più gravi di allucinazioni, psicosi e demenza. A carico del sistema digerente l'alcol può agire su vari organi: può infatti provocare gastriti acute e croniche, ma anche emorragie ed ulcere, a livello del fegato può portare alla cirrosi epatica e causare seri danni anche al pancreas. L'alcol agisce anche sul sistema cardiovascolare, cioè su cuore e vasi sanguigni, contribuendo all'innalzamento della pressione arteriosa e facilitando la comparsa di vari tipi di cardiopatia. Infine come in un circolo vizioso, le carenze nutrizionali che derivano dall'abuso di alcol amplificano la tossicità dell'etanolo sui vari sistemi.

  • Quali regole vanno seguite per ridurre il rischio legato all'assunzione moderata di alcol?

    Purtroppo non esiste una dose giornaliera per cui il rischio legato all'assunzione di alcolici sia considerato zero; inoltre la dose quotidiana di alcol che una persona in buona salute può concedersi senza incorrere in gravi danni non può essere stabilita da rigide norme, poiché le variabili individuali sono davvero tante: quella che è considerata una dose moderata per un individuo può essere eccessiva invece per un altro. Fatte queste premesse, un consumo moderato può essere indicato entro il limite di 2-3 U.A. al giorno (pari a circa 2-3 bicchieri di vino) per l'uomo e di 1-2 U.A. per la donna. Tale quantità, da assumersi durante i pasti, deve essere intesa come limite massimo oltre il quale gli effetti negativi cominciano a prevalere su quelli positivi. Per un consumo di alcol più sicuro è necessario quindi:
    - Fra tutte le bevande alcoliche, dare la preferenza a quelle a basso tenore alcolico (vino e birra).
    - Evitare del tutto l'assunzione di alcol durante l'infanzia, l'adolescenza, la gravidanza e l'allattamento.
    - Non consumare bevande alcoliche se ci si deve mettere alla guida di autoveicoli o far uso di apparecchiature delicate o pericolose per se stessi o per gli altri, e quindi si ha la necessità di conservare intatte attenzione, autocritica e coordinazione motoria.
    - Se si assumono farmaci (compresi molti farmaci che non richiedono la prescrizione medica), evitare o ridurre il consumo di alcol, a meno di non avere ottenuto esplicita autorizzazione da parte del medico curante.
    - Ridurre o cessare l'assunzione di bevande alcoliche se si è in sovrappeso od obeso o in presenza di familiarità per diabete, obesità, ipertrigliceridemia, patologie cardiovascolari.

  • Perchè l'alimentazione è importante?

    Una nutrizione corretta e bilanciata costituisce, insieme a una adeguata attività fisica e al controllo di altri fattori di rischio come l'alcol e il fumo, un elemento fondamentale nella prevenzione di numerose condizioni patologiche. E' infatti ormai dimostrato che lo stile di vita e le scelte alimentari giocano un ruolo chiave nella possibilità di evitare lo sviluppo di malattie, di controllarne l'evoluzione o, al contrario, provocarne l'insorgenza in caso di abitudini alimentari scorrette. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, circa un terzo di tutte le malattie cardiovascolari e dei tumori potrebbero essere evitati grazie a una alimentazione sana ed equilibrata. Cattive abitudini alimentari portano a quantità eccessive di grasso corporeo e questo costituisce un pericolo per la salute, aumentando da un lato il rischio di insorgenza di alcune malattie (quali la cardiopatia ischemica, il diabete, l'ipertensione e alcuni tipi di tumore), e dall'altro portando a conseguenze "meccaniche" provocate dal sovraccarico sulle articolazioni (colonna vertebrale, ginocchia, anche, ecc). Tanto maggiore è l'eccesso di peso dovuto al grasso, tanto maggiore è il rischio.

  • Quali sono i costituenti degli alimenti?

    Il corpo umano si procura le sostanze di cui ha bisogno per svolgere tutte le sue funzioni attraverso cibo e bevande. Tutti gli alimenti che assumiamo giornalmente sono costituiti da sostanze più semplici che sono noti col nome di "nutrienti": Le proteine rappresentano approssimativamente il 20% del peso corporeo, sono coinvolte in tutte le attività vitali dell'organismo, costituiscono i "mattoni" del nostro corpo e al bisogno possono essere utilizzate anche da fonte energetica. Le proteine si trovano nel latte e nei suoi derivati, nel pesce, nelle uova, nella carne, nei legumi, Gli zuccheri (o carboidrati) sono la più importante sorgente di energia (50-60% del fabbisogno giornaliero) della nostra dieta. Sono facilmente assorbiti ed utilizzati, sia pure con diversa rapidità. Il consumo di zuccheri, specialmente se assunti da soli, provoca in tempi brevi un rapido innalzamento della glicemia (ossia della concentrazione di glucosio nel sangue). Gli zuccheri più semplici (monosaccaridi e disaccaridi) si trovano prevalentemente nella frutta e nel latte; mentre gli zuccheri più complessi (amidi e fibre) sono reperibili nei cereali e nei loro derivati, nelle patate e nei legumi. I grassi (o lipidi) rappresentano circa il 15% (per gli uomini) e il 18-20% (per le donne) del peso corporeo, e svolgono numerose funzioni di importanza vitale: sono infatti i costituenti essenziali di tutte le membrane cellulari, e sono componenti strutturali del cervello e delle fibre nervose. Inoltre i grassi sono anche una importante fonte di energia: in una dieta equilibrata infatti forniscono il 30% dell'apporto calorico giornaliero. Si trovano soprattutto in carne, uova e formaggi. Le vitamine sono dei nutrienti essenziali, cioè non possono essere sintetizzate direttamente dal nostro organismo, ma devono essere introdotte attraverso gli alimenti o tal quali o in forma di precursori. Le vitamine hanno funzione esclusivamente bioregolatrice, cioè partecipano alla regolazione delle reazioni chimiche che avvengono in tutte le cellule del nostro organismo. Si trovano abbondantemente nella frutta e nella verdura, ma bisogna prestare molta attenzione ai trattamenti di preparazione e di conservazione degli alimenti che causano una consistente perdita del contenuto di vitamine a causa di temperature elevate, esposizione all'aria ed alla luce, lavaggi. È consigliabile quindi scegliere prodotti freschi e di stagione evitando di conservarli troppo a lungo.

  • Quanti grassi e quali grassi mangiare?

    E' molto importante che nella nostra alimentazione i grassi siano presenti in maniera non eccessiva ma comunque tale da apportare una quantità compresa tra il 20-25% e il 30-35% della quota calorica giornaliera complessiva. Per quanto riguarda la loro qualità, la ripartizione suggerita è la seguente:
    Acidi grassi saturi (grassi di origine animale) non più del 7-10% delle calorie totali
    Acidi grassi monoinsaturi (grassi di origine vegetale come l'olio di oliva) fino al 20% delle calorie totali
    Acidi grassi polinsaturi (grassi di origine vegetale come frutta secca e noci) circa il 7% delle calorie totali Per limitare l'utilizzo di grassi è necessario:
    Moderare la quantità di grassi per condire e cucinare. Utilizzare eventualmente tegami antiaderenti, cotture al cartoccio, forno a microonde, cottura al vapore, ecc.
    Limitare il consumo di grassi da condimento di origine animale (burro, lardo, strutto, panna, ecc.).
    Preferire i grassi da condimento di origine vegetale come olio extravergine d'oliva e oli di semi.
    Usare i grassi da condimento preferibilmente a crudo ed evitare di riutilizzare i grassi e gli oli già cotti.
    Non eccedere nel consumo di alimenti fritti.
    Mangiare più spesso il pesce, sia fresco che surgelato (2-3 volte a settimana).
    Tra le carni, preferire quelle magre ed eliminare il grasso visibile.
    Scegliere preferibilmente latte scremato o parzialmente scremato
    Tutti i formaggi contengono quantità elevate di grassi: scegliere comunque quelli più magri come la ricotta, oppure consumare porzioni più piccole.
    Per controllare quali e quanti grassi sono contenuti negli alimenti, leggere le etichette.

  • Che funzioni svolge l'acqua nel nostro organismo?

    Nel nostro organismo l'acqua rappresenta il costituente presente in maggior quantità. La sua presenza è utile per lo svolgimento di tutti i processi fisiologici e le reazioni biochimiche che avvengono nel nostro corpo. Inoltre, l'acqua entra nella formula di struttura di varie sostanze e agisce come solvente per la maggior parte dei nutrienti (siano essi vitamine idrosolubili, minerali, aminoacidi, glucosio, ecc). L'acqua è anche il mezzo attraverso il quale l'organismo elimina i prodotti di scarto, ed è implicata anche nella regolazione della temperatura corporea. Inoltre, l'acqua agisce come "lubrificante" e ammortizzatore nelle articolazioni, mantiene elastiche e compatte la pelle e le mucose, (la cui funzionalità dipende dal giusto grado di idratazione). Dato che non vi è alcun sistema del nostro organismo che non dipenda direttamente dall'acqua, si intuisce facilmente che mantenere un giusto equilibrio tra le "entrate" e le "uscite" di acqua è fondamentale per conservare un buono stato di salute nel breve, nel medio e nel lungo termine.

  • Quanta acqua abbiamo nel nostro organismo?

    Il nostro organismo è formato soprattutto da acqua. Nel neonato l'acqua rappresenta il 75% circa del peso corporeo e questa frazione diminuisce fino all'età adulta, quando si stabilizza intorno al 55-60% del peso corporeo. Nell'anziano questa quantità di acqua diminuisce ulteriormente, sia come valore assoluto che come frazione percentuale. Le differenze tra i sessi si evidenziano a partire dalla adolescenza. La donna, infatti, avendo una maggiore percentuale di tessuto adiposo (povero di acqua), ha percentualmente una minore quantità di acqua.

  • Come viene la sete?

    Il centro della sete si trova nel cervello e attraverso un sofisticato meccanismo è in grado di elaborare segnali provenienti da recettori localizzati in varie parti del corpo. Il senso di sete è determinato dalla riduzione del contenuto di acqua delle cellule nervose. Altri fattori che contribuiscono ad aumentare la sete sono la secchezza della bocca e la diminuzione del volume del sangue. Al contrario, una distensione dello stomaco provoca un minore desiderio di bere.

  • Quali sono i primi sintomi della disidratazione?

    Il primo sintomo della disidratazione è la secchezza della bocca. Successivamente sia la pelle che le mucose diventano secche e asciutte e compaiono sintomi come affaticamento, mal di testa, arrossamento della pelle, crampi, intolleranza al calore. Il nostro organismo utilizza come meccanismo di difesa la ritenzione di urina (uriniamo meno e le urine appaiono di colore più scuro).

  • Quali sono le conseguenze della disidratazione?

    Una disidratazione che riguardi anche solo l'1% del peso corporeo influenza sia le attività che le performances fisiche del corpo umano. Quando questa percentuale raggiunge il 2% si verificano anche alterazione della termoregolazione e del volume plasmatico e comincia a manifestarsi il senso di sete. Una perdita di peso corporeo per disidratazione pari al 5% porta alla comparsa di crampi, debolezza, maggiore irritabilità, mentre intorno al 7% si possono avere malessere generale, profonda debolezza e anche allucinazioni. Con il 10% vi è concreto rischio di insorgenza del colpo di calore, e comincia ad essere messa in pericolo la sopravvivenza dell'individuo: si possono avere vertigini, nausea e vomito, tachicardia (aumento della frequenza cardiaca), diminuzione del livello di attenzione e di concentrazione e sdoppiamento della visione, fino a perdita di conoscenza e rischio di coma. L'anziano è particolarmente vulnerabile; la disidratazione in questa fascia di età è associata ad una compromissione generale dello stato di salute.

  • Come si reintegrano le perdite di acqua?

    Quando si lavora in condizioni climatiche sfavorevoli (temperature elevate e alta umidità) occorre assumere liquidi in quantità sufficiente, in modo da reintegrare quanto perso con la sudorazione, preferibilmente bevendo acqua, evitando bevande alcoliche o molto zuccherate. I liquidi devono essere assunti prima che si faccia sentire la sete. La somministrazione di acqua deve essere accompagnata da sali minerali persi con la sudorazione, in particolare sodio e potassio.

  • Quali cibi vanno privilegiati, e quali evitati, per avere benefici per la salute?

    Un'alimentazione sana, capace di tenere alla larga sia malattie cardiovascolari che tumorali, richiede soprattutto di ridurre consistentemente l'apporto di grassi e proteine di origine animale, favorendo l'assunzione di cibi ricchi di vitamine e fibre. Per raggiungere questo obiettivo è necessario portare a tavola almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno e privilegiare nella scelta di cereali, pane, pasta e riso quelli integrali abbinandoli sempre a un po' di legumi. Nello scegliere frutta e verdura è importante assortire il più possibile i colori poiché questi alimenti esprimono il loro contenuto vitaminico in sostanze pigmentate di diversa natura. Questo è un accorgimento molto semplice per garantire l'apporto di tutti gli elementi nutritivi più importanti. Tra la frutta, è importante assumere arance ricche di vitamina C, uva e frutti di bosco, un vero e proprio concentrato di sostanze antiossidanti che proteggono il DNA da mutazioni potenzialmente cancerogene. Anche le verdure a foglia verde, come insalata, erbette e spinaci, proteggono il DNA in quanto molto ricche di folati, Gli ortaggi giallo-arancioni, come carote e zucca, prendono il colore dai carotenoidi, e anch'essi hanno una spiccata azione antiossidante. È praticamente impossibile cucinare senza grassi, ma è importante scegliere quelli più salutari. L'olio extravergine d'oliva è in assoluto il grasso più sano, anche se per la frittura si può ricorrere anche a oli vegetali che reggono bene le alte temperature, come l'olio di arachidi. Da evitare il burro e i grassi solidi come la margarina, che contengono grandi quantità di acidi grassi saturi, che tendono ad aumentare la concentrazione di colesterolo "cattivo" nel sangue. L'olio extravergine d'oliva, invece, contiene elevate quantità di acidi grassi polinsaturi, i più utili alla salute.
    Da evitare soprattutto le carni rosse (manzo, maiale) e quelle lavorate a livello industriale, oltre a quelle conservate nel sale come i salumi.

  • Che cosa è la piramide alimentare?

    La piramide alimentare traduce in comportamenti alimentari i concetti di una dieta adeguata e di equilibrio nutrizionale, mostrando come ognuno di noi possa operare scelte corrette per una sana alimentazione. La piramide divide gli alimenti in 5 grandi famiglie:
    1. Cereali e derivati;
    2. Carni, pesci ed uova;
    3. Frutta ed Ortaggi;
    4. Latte e derivati;
    5. Grassi da condimento;
    Vi è poi un piccolo settore per dolci e snack. Ogni alimento di ciascun gruppo fornisce alcuni, ma non tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno. Nessun gruppo è più importante di un altro, solo l'ultimo dei dolci e snack può essere considerato superfluo.

  • Perché ridurre il consumo di sale?

    Un consumo eccessivo di sale può favorire l'instaurarsi dell'ipertensione arteriosa (pressione alta), soprattutto nelle persone predisposte. Elevati apporti di sale aumentano il rischio per alcune malattie del cuore, dei vasi sanguigni e dei reni. Di conseguenza, ridurre gli apporti di sale può essere un'importante misura sia preventiva che curativa per molte persone. Per limitare l'utilizzo di sale è necessario:
    Ridurre progressivamente l'uso di sale sia a tavola che in cucina.
    Non aggiungere sale nelle pappe dei bambini, almeno per tutto il primo anno di vita.
    Limitare l'uso di condimenti alternativi contenenti sodio (dado da brodo, ketchup, senape, ecc.)
    Insaporire i cibi con erbe aromatiche e spezie oppure usando succo di limone e aceto.
    Consumare solo saltuariamente alimenti trasformati ricchi di sale (snacks salati, patatine in sacchetto, olive da tavola, alcuni salumi e formaggi).
    Nell'attività sportiva moderata reintegra con la semplice acqua i liquidi perduti attraverso la sudorazione.
    Preferire al sale comune il sale arricchito con iodio (sale iodato).

  • Quanti zuccheri e quali zuccheri mangiare?

    Gli zuccheri sono la più importante sorgente di energia (50-60% del fabbisogno) nella nostra dieta. Per una corretta assunzione di zuccheri è necessario:
    Moderare il consumo di alimenti e bevande dolci nella giornata, per non superare la quantità di zuccheri consentita
    Tra i dolci preferire i prodotti da forno della tradizione italiana, che contengono meno grasso e zucchero e più amido, come ad esempio biscotti, torte non farcite, ecc
    Utilizzare in quantità controllata i prodotti dolci da spalmare sul pane o sulle fette biscottate (quali marmellate, confetture di frutta, miele e creme)
    Limitare il consumo di prodotti che contengono molto saccarosio, e specialmente di quelli che si attaccano ai denti, come caramelle morbide, torroni, ecc

  • Come facciamo a perdere liquidi?

    Noi perdiamo liquidi attraverso urine, feci, sudorazione e respirazione. Attraverso le urine vengono eliminati circa 1300 ml di liquidi ogni giorno. Attraverso le feci la perdita di acqua si aggira intorno ai 150 ml al giorno. Nell'adulto la perdita di liquidi attraverso l'aria espirata e l'evaporazione dalla cute (perspirazione) e la sudorazione portano alla perdita di circa 600-1000 ml ogni giorno. Quest'ultima quota è influenzata dalle condizioni ambientali (ad esempio un aumento di temperatura da 24 a 31 °C determina il raddoppio di questa quantità), dalle condizioni fisiologiche (un incremento della temperatura corporea di 2°C comporta il raddoppio delle perdite di acqua attraverso la perspirazione) e, ovviamente, dal livello di attività fisica. Il nostro organismo è in grado di mantenere l'equilibrio termico principalmente attraverso il sudore (l'evaporazione del sudore fa raffreddare la nostra cute e, conseguentemente, il nostro corpo).

  • Le informazioni contenute nel Sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica